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Un cambio di passo che non ci sarà mai

di in economia, politica, Vanity Foire il 12 giugno 2010 alle 08:00
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«In questo periodo le Regioni a statuto speciale sono viste come ricche, e il grasso che cola è da tagliare. Questa manovra sarà peggio della crisi».
Qualche frase ad effetto, quasi che l’alleanza con il “PdL di governo” non sia vera, e il presidente della Regione Augusto Rollandin conquista l’uditorio di esperti, imprenditori, sindacalisti e vertici delle associazioni di categoria presenti alla “Giornata dell’economia“, l’incontro per presentare i dati congiunturali e di tendenza organizzato dalla Chambre valdôtaine.
Rollandin, come sempre, dice le parole giuste al momento giusto. Partendo però dall’assunto consolidato che l’ente pubblico regionale debba farsi carico di tutta l’economia valdostana.
O, addirittura, che la Regione sia l’economia.

Uno degli esempi calzanti? «Abbiamo continuato ad investire nel settore degli impianti di risalita, altrimenti lo sci in Valle d’Aosta sarebbe scomparso». La Regione possiede il cento per cento delle società del trasporto a fune, detta gli investimenti e le priorità, condiziona pesantemente gli equilibri di tutte le località turistiche: decide insomma perché il Monterosaski deve crescere e dove, perché La Thuile è strategica o dove andrà Courmayeur, appena acquistata. Con gli inevitabili conflitti di interesse, e con una concorrenza interna falsata.

«Gli interventi per famiglie, imprese, per l’energia e la ricerca hanno tutti contribuito a sostenere il settore edile»: applausi. Le costruzioni sono l’unico settore che è cresciuto in questo periodo di crisi, ma lo ha fatto proprio perché sostenuto dall’ente pubblico. E interventi come la frazionabilità delle RTA (le residenze turistico-alberghiere, che i comuni mortali chiamano residence), il piano casa e alcune “grandi opere” sono state molto discusse.

«Come si può rilanciare l’economia, con tutti questi tagli? Come è immaginabile una politica di tagli al personale della pubblica amministrazione e delle partecipate, ai compensi degli amministratori, alle consulenze, in un periodo in cui il lavoro scarseggia e bisogna rilanciare l’economia?». Il Rollandin-pensiero, nonostante l’alleanza con il centro-destra, nonostante proprio il PdL nel passato si sia opposto strenuamente alla politica assistenziale e all’economia gonfiata che un ente pubblico così forte crea, è pragmatico e improntato al sostegno, al welfare totale, alla creazione di posti di lavoro e a quel socialismo reale spesso evocato dalle opposizioni: «Abbiamo realizzato opere pubbliche a tutti i livelli e molti interventi per incentivare l’economia».

Ed è proprio qui, l’errore di fondo valdostano: se Rollandin lamenta che «la manovra non prevede interventi strutturali, e tra un anno o due saremo al punto di partenza», l’economia regionale non ha un futuro proprio perché monocultura pubblica. Se, per calamità naturale, l’autonomia venisse messa in gioco, o se una crisi ancora più devastante mettesse in ginocchio le finanze pubbliche, i settori in grado di camminare con le proprie gambe sarebbero pochissimi. La crisi poteva essere il momento buono per iniziare un cambio di passo. Per creare organismi in grado di stare in piedi senza il continuo intervento pubblico. Per dare slancio all’iniziativa privata, totalmente assente da gran parte dei settori e in grave difficoltà negli ultimi anni.
Per destinare le risorse – scarse – ad interventi pubblici e non privati.

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  1. Questo però darebbe la libertà di voto.
    Un’economia totalmente Regione-dipendente è il fondamento del regime, pensare che l’edificatore del sistema si adoperi per svincolare i suoi elettori/sudditti è puro delirio.
    Allora cosa augurarsi: il crollo e la libertà nelle ristretezze o il mantenimento del “benessere senza sviluppo” nella vischiosità appicicaticcia del conformismo?
    Questa alternativa secca è fasulla come una moneta da tre euro ma rappresenta il pensiero dominante: pancia piena finché si può “di doman non c’è certezza!”.
    Potremmo così sintetizzare l’evoluzione del valdopensiero da “maître chez-nous” a “mettre chez-nous”.
    Con buona pace dei nostalgici del mitico fiero montanaro, forse una leggina speciale, per la preservazione della specie…?

  2. Mi vedo costretto a concordare con entrambe le analisi. E se la seconda e` preoccupante per le obiezioni di carattere morale che solleva, la prima illustra conseguenze che possono essere definite solo come disastrose. Sarebbe il caso che l’ art. 41 della Costituzione lo venissero ad insegnare anche in VdA…prima che qualche altro furbastro lo cambi (perche` poi ?!?) facendo sparire il concetto d’impresa privata una volta per tutte…

  3. La manovra finanziaria “correttiva” del governo di destra si tradurrà, per i lavoratori, per i dipendenti del pubblico impiego, per la cultura, per la ricerca e per gli enti locali, in una stangata: sono previsti blocchi degli adeguamenti degli stipendi, riduzioni delle spese per i comparti produttivi e tagli indiscriminati ai finanziamenti per la spesa sanitaria e sociale di Regioni, Province e Comuni, che si tradurranno per i cittadini in un aumento delle tasse e delle imposte locali e in minori servizi alle persone e alle famiglie.

    Di questa situazione, finalmente, paiono essersi improvvisamente accorti molti anche in Valle d’Aosta, che prima denunciavano come demagogiche le critiche del Pd al governo Berlusconi e le segnalazioni delle ricadute negative della politica governativa anche per la nostra regione. Quasi dimenticando l’accordo politico tra le forze autonomiste e il PdL alle Europee del 2009 e che ad Aosta si è insediata una giunta di centrodestra, le cui componenti hanno falsamente vantato per tutta la recente campagna elettorale un accordo (rivelatosi inesistente) con Berlusconi per far arrivare 800 milioni di euro ad Aosta, oggi lo stesso Presidente della Regione attacca la politica governativa, parlando di manovra “disastrosa”, che “avrà effetti peggiori della stessa crisi” e che costerà alle casse della Regione centinaia di milioni di euro di minori entrate.

    Bisogna reagire a questo clima di bugie e di ipocrisia, per superare le sterili polemiche, con una mobilitazione generale che gli iscritti, gli elettori e i rappresentanti del Pd nei Consigli comunali valdostani si apprestano a fare, e di tutti quelli che non condividono questa realtà incombente sulla nostra Regione. Una mobilitazione che sia contro la manovra finanziaria finalizzata a spiegare le ricadute inevitabili della stangata della destra sulla vita dei cittadini e sulle scelte future degli enti locali, avanzando proposte concrete e non lasciandoci rimbambire dal solito tam-tam del bicchiere mezzo pieno.