Che siano tornati gli anni 80, ammesso che se ne fossero mai andati, con i socialisti un po’ dappertutto a fare da collante e il balenone bianco di Stella Alpina a nuotare felice sulla cresta dell’onda elettorale, l’ha già detto Enrico Martinet sulla Stampa di lunedì 24 maggio. Ad una settimana dal voto delle comunali, il rischio di fare come Troisi dopo lo scudetto del Napoli dell’87 c’è, e allora non resta che “sbracarse” un po’. Dire quello che durante la campagna restava tra i denti, rimandato giù grazie ai bicchieri offerti nelle numerose occasioni elettorali.
Le Balénon in salita
Volendo fare un giochino scemo con i numeri, se Stella Alpina non fosse cresciuta di 8-9 punti nel capoluogo, le elezioni per la coalizione di Bruno Giordano si sarebbero trasformate in una tragedia. OK, non è che quei punti sarebbero andati automaticamente dall’altra parte. Anzi. Resta il fatto però che l’incremento, a fronte di una emorragia di tutti gli altri coalizzati, c’è e qualcosa vorrà pur dire. Stella Alpina ha avuto l’abilità – ora lo dicono tutti, ma nessuno, compreso il sottoscritto, se n’era accorto lì per lì – di scollarsi di dosso tutte le responsabilità dell’alleanza con la destra che, diciamocelo, non ha fatto furore.
Rudi Marguerettaz & company sono riusciti abilmente a schivarsi tutti i “tavoli” più indigesti, dove veniva promossa la svolta. Dal “buon amministrare” con l’onorevole Maurizio Lupi, serata che ha slogato diverse mascelle a suon di sbadigli, all’incontro del Foyer sull’autonomia dove SA aveva la parte dell’amico che sta un po’ sulle scatole a tutti e che non inviti a cena: “Magari lo sentiamo quando usciamo“. Ad un certo punto era pure arrivato Giuseppe Scopelliti, presidente PdL della regione Calabria: i volti da patibolo dei candidati sindaco e vice, durante l’evento, erano più che eloquenti.
Poi, almeno a posteriori, certe cose uno se le spiega. Se l’Union Valdôtaine mette da parte il “ni droite, ni gauche“, chi meglio del “centre” ex-democristiano può raccoglierne eredità e benefici? Si aggiunga a questo un serrato porta a porta vecchio stile, una lista trascinata da tre ex-assessori – Guido Cossard, Delio Donzel e Mauro Baccega – dalle inaspettate doti di rastrellatore di voti, et voilà: gioco, partita, incontro.
Quel maledetto metrò, l’UV scende
Ha ragione Ego Perron a dire che «l’Union Valdôtaine si è accollata tutta la responsabilità della svolta». E’ anche vero che, a parte Cogne, La Thuile, Aymavilles, Saint-Pierre, Morgex e soprattutto Saint-Christophe, il drappello del leone rampante sventola fiero in quasi tutta la Vallée. Poi, a fronte di un migliaio di voti persi, nel capoluogo il Mouvement resta il primo partito. Detto questo, rimane una domanda: come diavolo si fa ad incentrare una campagna sul “people mover” ad Aosta?
L’opposizione, storicamente in svantaggio e divisa per colpa del PD – adesso si può dire – ha avuto, nelle prime settimane, gioco facile ad attaccare. Poi qualcosa è cambiato, tanto che la parola “metrò” (e sinonimi) è scomparsa nella chiusura della campagna elettorale. Altro grande mito, quasi mai nominato, ma sempre lasciato intendere dalle alte sfere di avenue des Maquisards, è stato quello del “tesoretto” pronto da Roma per Aosta, traumaticamente sfatato in corsa.. dalla realtà.
«Volti nuovi per avere maggior consenso: una scelta che non ha pagato», ha detto Luciano Caveri ai taccuini di Gazzetta Matin. In parte è vero, d’altra parte però all’UV va riconosciuto il merito di aver rinnovato un po’ di facce, cosa non scontata e sicuramente meritevole.
ALPE, almost new entry
Commentare il risultato dell’ALPE, non è facile. Può aver perso cinque punti se paragonato alla “rivoluzione arancione” di Roberto Louvin, cinque anni fa. Oppure può averne guadagnati suppergiù sei, se si guarda le scorse regionali ad Aosta. La cosa certa è che la vera partita per gli autonomisti progressisti cominci ora.
La prima cosa da capire è come si delineerà il rapporto con il Partito Democratico. L’opposizione sarà una sola in Comune? In Regione i democratici torneranno a riempire i banchi delle riunioni di minoranza, più di una volta disertati in questi mesi? Insieme fino al 2013 o separati da ora: qualunque via di mezzo vedrà probabilmente ripetere in maniera esatta la stessa musica di questa tornata.
«Siamo l’alter ego (o Ego, ndr) dell’Union Valdôtaine»: lo ha detto Carlo Perrin, sempre a Gazzetta. La grande sfida di questi prossimi tre anni sarà quella di far capire ai valdostani, paese dopo paese, perchè ALPE sarebbe migliore, e magari non solo perchè gli altri sono più stronzi. Fare tessere, aprire sezioni e non solo. Sarebbe anche da sfatare il mito per cui se fosse per i Verdi – che comunque nel capoluogo hanno tirato la volata – la Valle d’Aosta sarebbe ancora all’epoca dei Salassi, immaginario da cui gli esponenti avversari attingono facendo spellare le mani dagli applausi al loro pubblico.
Last but not least, manca il giornale unico del partito, arenatosi pare sulla scelta del nome, più precisamente sulla lingua. E poi, se resta tempo, sarebbe anche da ovviare al fatto che l’internauta medio, cercando il sito dell’ALPE si ritrova ad acquistare mobili, liquori nostrani o a partecipare ad una bella “ronda” d’alta quota.
Parabola finale
Immaginate se il presidente dell’Union fosse Augusto Rollandin, o quello dell’ALPE fosse Roberto Louvin: immaginate dunque il potere di un consigliere regionale al tempo stesso segretario del proprio partito. Cosa succederebbe se questo, magari sostenuto dagli altri dello stesso gruppo in Regione, sbagliasse completamente la strategia delle elezioni? Probabilmente niente.
Immaginate ora tre consiglieri regionali, in un partito che prende più o meno sempre la stessa percentuale, che garantisce tre posti in Regione, in un sistema elettorale con tre preferenze. Il capoluogo di questa Regione spesso è una “rampa di lancio” per i partecipanti al gioco politico: un buon consigliere comunale, distinguendosi nella sua attività, potrebbe facilmente ambire a fare “il salto”.
Immaginate infine se i tre consiglieri regionali, consci dei limiti del loro partito, potessero scegliere chi candidare a sindaco e vice, ovvero chi mettere sulla suddetta “rampa di lancio”. Questi chi sceglierebbero? Ovviamente dei candidati forti, mettendo in gioco il loro posto nel futuro prossimo. Ovviamente.
Bravo Lorenzo ottima analisi!
Restano due elementi che mi permetto di aggiungere:
la scomparsa dal panorama politico di due soggetti che, al contrario, fanno il pieno da Carema in giù e questo meriterebbe un approfondimento!
L’Italia dei Valori e la Lega nord hanno raccolti consensi da prefisso telefonico, fisso, ovviamente.
Per l’IdV credo sia stato assolutamente incomprensibile, per l’elettorato, il cambio repentino di coalizione dal Galletto delle europee al PD delle comunali, trattandosi poi di un PD che rimpiangeva i bei tempi del governo con l’UV di Grimod/Rollandin!
Seguire pedissequamente le politiche nazionali senza rendersi conto che si trattava delle amministrative della città di Aosta e/o le paturnie rancorose di qualche loro esponente ha esposto anche Di Pietro e De Magistris a figuracce.
I pochi leghisti devono mettersi il cuore in pace l’area politica di rappresentanza del territorio è totalmente occupata, di loro se ne può facilmente fare a meno. Per nostra fortuna anche le evocazione xenofobe non trovano eco nell’elettorato valdostano.
Il secondo elemento è il flop sostanziale del PDL che pur entrato nella coalizione vincente non sfonda anzi perde qualche voto. Il premio di maggioranza maschera l’insuccesso ma un 9% comparato al peso del PDL nazionale è veramente poca cosa.
Infine una nota di confronto con il Trentino e l’Alto Adige, lì hanno sistematicamente vinto coalizioni di autonomisti-centrosinistra, hanno già risolto il problema del federalismo fiscale con una trattativa con il governo di destra e il PD si chiama Partito Democratico del Trentino…
Sostanzialmente siamo di fronte ad un Grimod III. Il cambio d’ala sarà ininfluente, soprattutto, come giustamente sottolinei tu, in vista del poco consenso raccolto da PdL (sempre fermo al solito %) e dell’inesistenza della Lega.
Il fatto che il partito di Berlusconi metterà un assessore non sposterà nulla. Quello è il programma, quelli sono il sindaco e il vice, e se ci fosse stato il PD sarebbero rimasti perfettamente gli stessi.
Sulla Lega sono d’accordo con te. Anche se la sua accezione peggiore, ovvero quella xenofoba, ha in qualche modo riscontro in maniera trasversale nel cittadino medio valligiano. Impressione mia.
L’IdV ha scaricato ALPE perchè sono un branco di ex unionisti (5 anni fa) per mettersi con chi ha governato con l’Union per anni (fino ad oggi). Ha presentato… la lista che ha presentato riuscendo a raggiungere un record: far prendere 4 voti ad un deputato della Repubblica.
Il coordinatore ai microfoni RAI ha commentato sarcastico: «Constatiamo la difficoltà di far passare il messaggio della legalità ai valdostani» dimostrando scarsa considerazione per l’elettorato e dimenticando che, per il referendum contro il lodo Alfano, la Valle d’Aosta è stata la Regione con più firme (o una delle più) in proporzione alla popolazione.