«Finché non c’è la presentazione ufficiale tutto può succedere, si sta discutendo e la discussione può andare avanti fino a venerdì»: nonostante il tandem formato da Bruno Giordano e Alberto Follien sia dato ormai per scontato dai bookmaker nostrani, Stefano Aggravi, animateur principal della Jeunesse Valdôtaine, organo giovanile e con una certa autonomia dell’Union, frena.
Non è fatta finchè non è fatta, e prima di tutto c’è la riunione del Comité Fédéral, l’esecutivo dell’UV, di questa sera, lunedì 19 aprile.
Quello che il PdL valdostano è andato a fare a Roma importa relativamente: «Io sto ad Aosta». Ma l’alleanza con il centro-destra si deve fare e si discute nel merito: «Ho espresso alcune perplessità al Comité su cosa bisogna fare, sul programma: abbiamo lasciato una strada che conoscevamo, adesso ne prendiamo una nuova, si tratta un po’ di capire chi sono i nuovi interlocutori». Tra questi, uno, noto ennemi di ogni autonomista, sembra essere offlimits: «Non si può parlare di alleanza con uno che vede noi come il bianco e lui come il nero». E il “nero” in questione è Giancarlo Borluzzi, ovvio.
Les autres
L’apertura al centro-destra, ormai dalle scorse europee, anima il dibattito interno al Mouvement e di conseguenza anche la discussione politica generale. Molti, soprattutto dall’opposizione, hanno messo in discussione i valori fondanti del movimento, che attingono alla Resistenza: «Le radici dell’Union devono essere dentro noi unionisti – replica Aggravi – è facile sempre dire noi non dobbiamo andare da quella parte perché sono “gli eredi di”. Certo, spesso tendiamo a dare certi valori per scontati, mentre proprio perché l’Union è una forza che nasce come una reazione al ventennio starebbe a noi farli vivere».
Sul presente l’animateur ha le idee chiare: «Bisogna considerare che siamo nel 2010, i tempi sono cambiati, bisogna anche saper fare una scelta di campo. Si farebbe un errore di arroccamento prendendo posizioni che esulano dal bene delle comunità o comunque dall’interesse politico che si può avere in un’alleanza. Alle europee non ci siamo venduti, non siamo entrati nel PdL. Noi abbiamo fatto un accordo per una legge che ci imponeva di farlo».
«Io ero uno di quelli che auspicava piuttosto l’accordo con la Lega, ma loro non ci hanno voluto»: Aggravi si riferisce ancora alle scorse europee, vedendo una certa comunanza tra i due movimenti, giustificata dal fatto che Umberto Bossi “prendeva lezioni” di politica dall’unionista Bruno Salvadori. «La Lega a problemi complessi cerca di dare delle soluzioni semplici – continua il venticinquenne – non c’è solo Borghezio, si pensi all’ottimo lavoro che sta facendo il ministro Maroni».
Il PdL, d’altro canto «è una costruzione di plastica, non voglio dire una cosa negativa, ma fare un’analisi: è un movimento composto da persone che hanno tutte provenienze differenti. Il PdL si spaccherà quando non ci sarà più Berlusconi».
Les nôtres
Opinioni e analisi strettamente personali espresse con una certa libertà, quelle del presidente della Jeunesse, che danno il “la” ad una discussione sulla democrazia interna al suo partito, a cominciare dal rilevante numero di assenze ingiustificate allo scorso Conseil Fédéral, dove si è votato a favore dell’intesa con le destre. Tra i più illustri assenti, Luciano Caveri aveva espresso un certo rifiuto a «decidere su quanto già deciso altrove».
Interpellato sul fatto, Aggravi dice: «Bisogna essere presenti, è un peccato che quello che Caveri ha scritto sul blog non sia andato a dirlo al Conseil, che è la sede della dialettica. Perchè non puoi dire che non c’è dialettica in un gruppo se te ne stai a casa e non vai nelle sedi deputate. Il rappresentante della sezione di Perloz, una sezione piuttosto calda di un comune medaglia d’oro per la Resistenza, ha fatto così e si è astenuto».
L’animateur difende la democraticità della scelta del Mouvement: «Tutte le parti del movimento hanno avuto i loro incontri, ad esempio in ogni sezione si è discusso, quindi la decisione parte dalla base». Sulle ipotesi di correnti interne non accetta semplificazioni: «E’ brutto dire così, non facciamo come Emilio Fede che mette le bandierine. Tutto il giochino di dire perriniani, caveriani, vieriniani… sembra quasi una geografia stellare di popolazioni marziane. All’interno di un movimento che è molto grosso, è normale che ci sia qualcuno che la pensi in maniera differente: quando si prende una linea però si deve andare avanti assieme».
Sull’ipotesi, non si sa quanto plausibile, che qualcuno dall’interno faccia campagna contro ad Aosta, Aggravi è «un po’ fatalista: aspettiamo e vediamo, tutto può succedere. Chiaro che non sarebbe bello, perché si dimostrerebbe la non maturità completa di un gruppo: una volta presa la decisione bisogna andare avanti. Io alle europee non ero felice della scelta fatta, ma poi ho lavorato per il movimento». Una frase su tutte rende bene l’idea dell’intervistato sulla questione: «Io, in generale, capisco di più quelli che ad un certo punto prendono la loro strada, piuttosto che quelli che, un po’ sornioni, rimangono all’interno giocando ad essere fuori».
Le leader
Obbligatorio, parlando di Union, fare riferimento all’uomo che raggiunge più consensi, Augusto Rollandin, e soprattutto una riflessione su quanto pesi la figura del presidente della Regione nel processo decisionale interno: «Il fatto che Augusto abbia conseguito un consenso così forte è merito suo e merito di chi l’ha votato, ma il movimento ha il conseil, le sezioni, il comité e il presidente che garantiscono la democrazia. Ovvio che una persona che ha leadership e che ha avuto un’affermazione di quel tipo abbia una certa influenza».
«Lo stesso fatto – continua Aggravi – che si possa esprimere critiche vuol dire che l’UV non è un partito che si muove solo se ha l’OK di una persona: si prendono le decisioni tutti insieme». Sulle ragioni di un tale successo del politico di Brusson continua: «Parla con la gente, è in mezzo alla gente, sa dire sì e sa dire no, prende delle decisioni». Una figura da “uomo forte”? «Attenzione, la forza la dà il voto: è una conseguenza, non nasce a priori».
Les autres, à nouveau
Nello scontro ad Aosta, per la prima volta, ci sarebbe potuto essere un classico “destra contro sinistra“, che pare che però non ci sarà. L’idea di un confronto di ideali non esalta il giovane unionista: «Che brutta cosa, siamo di fronte a delle elezioni comunali. La campagna elettorale deve essere incentrate sull’idea di Aosta, ci sono progetti che cambieranno la faccia e la natura della città». Tra questi, spicca per dissonanza la metropolitana: «Io lascerei perdere, lo dico proprio: fa bene camminare».
Tornando agli avversari: «Se ci si divide tra destra e sinistra, qualcuno dovrebbe dirmi chi è la sinistra. La sinistra è variegata, c’è il PD, c’è l’ALPE, non ci sono due blocchi, ce n’è più di uno». Meglio così per l’Union? «Io i calcoli della serva non li ho fatti, ma meglio che siano divisi che uniti. Risposta ovvia la mia: sfido qualcuno che avrebbe detto “meglio uniti”».
Ma quando è finita la guerra? Martedì scorso? Il dibattito in atto circa la necessità di una «riconciliazione» tra fascisti e antifascisti e ora tra unionisti e fascisti è perlomeno bizzarro. C’è stata una guerra di Liberazione, da una parte i fascisti, dall’altra i sostenitori della democrazia affiancati dagli anglo-americani. Ce lo ricordiamo vero?! Hanno vinto i secondi e nel giro di pochi anni, a parte alcuni orribili casi di rappresaglia privata, il paese si è pacificato e gli sconfitti hanno potuto riprendere il loro posto nella società, come era ragionevole che fosse. E hanno addirittura potuto ricostituire, sotto mentite spoglie, un partito neo-fascista.
Senza neppure entrare nel merito delle ragioni e dei torti, pur così evidenti, che bisogno c’è di riaprire «a tavolino» una delle poche partite che la storia – uno sport dalle regole molto ambigue ed elastiche – è riuscita a chiudere sul campo? Urge dire che anche tra i fascisti c’erano italiani perbene? E che la democrazia pullula di lestofanti? Ma questo è ovvio; si può avere torto da galantuomini e avere ragione da furbastri. Ciò detto mi sembra puerile e umiliante, rivolgersi mezzo secolo dopo a noi tutti democratici che vivendo in una Repubblica fondata dai vincitori si sentono dare impunemente una sorta di pubblico buffetto da un giovane dell’UV che fino all’altra mattina si riuniva con gli altri della jeunesse a celebrare la Libertà… là, sopra Chatillon. Roba da Alberto Sordi.
@Bruscia: Non fosse per la scarsa fiducia che ho nei confronti del vostro elettorato mi verrebbe da risponderti: altro che “buffetti” prenderete il 23 maggio.
Il fatto poi che i sostenitori del PdL nel tuo commento siano chiamati sistematicamente “fascisti” dimostra quanta poca differenza ci sia tra i tuoi modi e quelli di Berlusconi.
Beh… adesso cerchiamo di non offendere! E poi visto che il PdL raccoglie tutta la destra extraparlamentare e quella alla Borluzzi, ti prego di non esagerare con le similitudini. Noi i comunisti, visto che gli facciamo schifo, non ne abbiamo più nelle nostre fila. Al massimo quelli che sono rimasti, si sono alleati con l’ALPE.
Abbi pazienza, ma dovresti proprio dirmi dove cavolo sta la destra extraparlamentare ad Aosta. Non vorrei mai scoprire che Ettore Viérin ha intenzione di far marciare i bambini in calzoncini la domenica in piazza Chanoux, magari al passo dell’oca.
Ti dirò di più: in questi prossimi cinque anni ci sarà un sindaco che il vostro capogruppo in regione avrebbe ben voluto e che assieme alla destra completerà gli stessi progetti che il PD ha avviato in questi ultimi cinque anni. Quindi scusami se preparo i popcorn e mi sdraio ad assistere al Grimod III.
Fai pure quello che ti pare, ma ti prego… attento a non strozzarti con il pop-corn. Grazie anche per il riconoscimento, indiretto, che ci hai voluto dare sul fatto che noi abbiamo saputo fornire cinque anni di progetti.
Se vuoi una risposta un pò più seria, che non faccia il paio con quella che hai dato con Ettore Vierin (gran bel tipo quello!) voglio darti “una dritta”. Prova ad andare con Google sul sito Azione Giovani Aosta e roba di questo genere. Vedrai. Attento però, visto che già VdA Today è un sito segnalato come nemico, attento a premunirti con un buon antivirus. E poi dove vogliamo metterla CasaPound? La lasciamo operare con i suoi metodi o pensiamo che debba essere lasciata libera di fare i suoi danni? Lorenzo, da un giovane come te un pò più di memoria uno se la aspetterebbe…
Naturalmente sto scherzando.
Un saluto.
@bruscia: Mi sono permesso di integrare i tuoi due commenti di seguito.
Allora, io non ho nessun problema a riconoscere niente. Ad Aosta governate da anni, da prima del PD. Non esprimo neanche un giudizio sulla qualità, quello se lo fa ciascun cittadino prima di entrare nell’urna.
Azione Giovani era la vecchia formazione giovanile di Alleanza Nazionale, che qui era guidata da Andrea Paron. Scambiaci due parole e fammi sapere.
Casapound… cosa centra Casapound con quella che sarà probabilmente la prossima maggioranza ad Aosta? Ma soprattutto cosa fate voi “antifascisti” di concreto per contrastarne la (estremamente minoritaria) presa che ha sui giovani oltre a mandare un paio di comunicati stampa indignati giusto per finire sul giornale?
Si usa dire che quando le camicie nere marciarono su Roma, sarebbe bastato l’ordine del re di sparare due colpi di cannone per disperdere la folla. Allora, il giorno che mai arriverà quel momento stai sicuro che ci vedremo dietro il cannone con l’accendino. Adesso però cerchiamo di non svilire la nostra intelligenza parlando del nulla, un nulla fin troppo retorico.
Ah, ma quindi pensi che il PD abbia intenzione di presentarsi ad Aosta? Sarebbe una notizia.
Il giorno che ti toverai con un accendino in mano penso che sarà troppo tardi. Con questo atteggiamento sei tu che avvalli il nulla, il nulla che il singolo cittadino, attratto da certi ragionamenti populisti – come di fatto sto leggendo – si lascia andare e lascia passare senza colpo ferire quella marmaglia che giunse a Roma acclamata e giustificata da ragionamenti non molto dissimili da quelli trattati oggi. Infatti oggi usando questo metro ci raccontano che Matteotti non è stato trucidato e fatto sparire dalle camice nere, ma sui testi si parla solo della scomparsa di Giacomo Matteotti. Ma la sinistra valdostana dove è andata a finire?
A sostenere Carlo Curtaz?
@bruscia: sei libero di pensare come credi e di mescolare Matteotti alla campagna elettorale per Aosta. Io mi fermo qui, ne riparliamo quando scenderai dalla macchina del tempo.
Beh, se non trovi il nesso con quello che ti ho appena scritto, mi dispiace. Credo allora che tu abbia un problemino di coerenza politica rispetto a quello che hai scritto (di positivo) sulla sinistra… in altro blog.
@bruscia: credo che tu non abbia capito quello che ho scritto “in altro blog” o finga di non capire, rimescolando come sempre. Suvvia, basta così.