Fino a tre giorni fa si è nicchiato, tutti indistintamente aspettavano la scelta dell’Union, giusto per capire che maglietta bisognava mettersi. Il responso è arrivato: centro-destra. Perfetto.
Lo scenario a questo punto è diventato semplice, come non lo era mai stato: da una parte c’è la destra, dall’altra la sinistra, non ci si può sbagliare. Palla al centro, fischio d’inizio, si dia inizio alle danze e anche, perchè no, a delle sonore mazzate.
Ego Perron dice: «Dobbiamo impedire che Aosta cada nelle mani di Louvin e dei suoi amici»? Roberto Louvin prende carta e penna e risponde: «In ben altre mani, e mi si permetta assai più pericolose, sta per consegnare Aosta l’Union: ad “amici” molto influenti e già ben mimetizzati dentro e intorno al suo movimento». E lancia contro i due Bruno (Milanesio e Giordano) e Nini Marcoz, i tre papabili dell’allenza UV-PdL, i tre candidati a sindaco della sua coalizione: «Se posso rassicurare Perron comunque vorrei fargli sapere che avrà da misurarsi non con un losco figuro come me, ma con un galantuomo che sceglieranno liberamente domenica i cittadini di Aosta. E non sarà questo un candidato uscito all’ultimo momento dal cilindro di Rollandin e dai nuovi “amici” del suo movimento».
A questo punto, chi è solito identificare una campagna elettorale ad una partita di calcio o a un incontro di boxe prepara i popcorn: adesso arriva Rollandin, se ne esce con qualche allusione sarcastica e comincia la battaglia. Evvai, così si fa. Bene contro male, bianco contro nero, Samp contro Genoa: il dualismo c’è, seppure a sinistra è un po’ imperfetto, ma chi se ne frega… Bo-tte! Bo-tte! Bo-tte!
Gimme World War III we can live again
Ma per ora tutto tace, più o meno. ALPE, per esempio, si è data (o dato?) alla blitzkrieg, o per parafrasare il poeta di Arcore alle “primarie brevi”. Regole del gioco: vi diamo tre giorni di tempo per scuotere l’elettorato aostano, buona fortuna. Loro, per carità, ci stanno provando. Il volantinaggio nelle scuole e nei mercati è serrato: non è una cosa da poco se si considera che alcuni autonomisti fino a cinque anni fa non sapevano neanche come si teneva in mano, un volantino.
Le serate di presentazione dei candidati (finora due) hanno però dimostrato che siamo ancora alla fase dello “stretching”, tanto che, a dirla con sincerità, qualcuno si è stirato i muscoli della mascella: «Yawn!».
E’ normale: nessun partito in serate del genere fa grossi numeri, né grandi exploit, sono una parte del tutto e vanno prese come vengono. Perciò OK, i giochi restano ancora aperti.
Resta da dire però che un po’ più di brio, giusto per la stampa e i cittadini comuni, si poteva metterlo e un’altra grande assente è stata la dimensione onirica. Perchè UV e PdL ad Aosta hanno in mente di fare almeno cinque cantieroni (ben sbobinati da Carlo Curtaz) che ne cambieranno il volto nel futuro: tutto legittimamente criticabile, ma è difficile infiammare il proprio elettorato proponendosi quasi esclusivamente come “argini”. Della democrazia, contro l’asse del male Rollandin – Milanesio, contro delle brutte opere, eccetera. Dov’è però il sogno? Esiste la capacità di esprimere una potente visione alternativa del capoluogo?
Beninteso, idee ce ne sono e sono uscite da più o meno tutti e tre i candidati, il problema forse sta nel proporle con il giusto entusiasmo. Curtaz ogni tanto saliva di un ottava e risvegliava la platea. Qualcosa si è visto quindi, qualcosa però ha stonato.
L’emblema
Quando Roberto Mancini, moderatore della prima serata, proponeva riflessioni sulla Resistenza e sul 25 aprile, forse sarebbe stato giusto litigarci: non è mica male come test per un futuro sindaco sapergli tenere testa. Lui voleva portare, anche legittimamente, la riflessione al di là del “muro di Carema“, ma non per forza ci si deve cascare, considerando che si dovrebbe parlare di aiuole e strade da rifare. Considerando anche che Alberto Zucchi non sta marciando su piazza Deffeyes.
Ve lo vedete voi Andrea Paron che occupa in armi Palazzo regionale?
Allora, il fatto che l’Union abbia scelto di andare a destra potrebbe anche essere idealmente una gran porcata, lo dicono in tanti, ma forse sarebbe il caso di lasciare questa riflessione all’elettore e concentrarsi a fornire, per chi la vuole, con una buona dose di follia creatice, un’adeguata via di scampo.
Certo, anche bastonare quando serve: ma su attributi veri, meno angelici.
Tra le parole di Renato Favre ai giovani ed il suo resoconto (chiaramente di parte) sulle manovre per il nuovo assetto “politico” delle alleanze in Valle d’Aosta
N O N S E N E P U O’ P I U’
non andrò a votare per bande di figuri sinistrorsi, destrorsi ed unionisti…
non farò più alcun commento sui vostri articoli (tanto nessuno li legge)
Allora, addio…
Non ho capito