A un mese e mezzo dal voto per le comunali è arrivato, nella serata di ieri, 7 aprile, il pronunciamento del Conseil Fédéral dell’Union Valdôtaine: è ufficiale la scelta dell’alleanza con il centro-destra per la corsa alle poltrone del capoluogo valdostano. Il pacchetto comprenderà PdL, Lega Nord e UdC.
«Non è una bocciatura del PD – aveva anticipato Ego Perron in mattinata, comunicando di fatto ai Democratici l’intenzione di “rompere” – perché abbiamo lavorato bene insieme, ma ci sono momenti che impongono altre scelte». E così è stato, nonostante qualche assenza di peso (Luciano Caveri, Viérin padre e figlio e qualcun altro) nella riunione serale.
Nella coalizione aostana ci sarà quindi il solito trio autonomista di maggioranza UV – Stella Alpina – Fédération Autonomiste, che nonostante gli attriti nei piccoli comuni qui rimane saldamente unito, e il PdL. Il simbolo della Lega, probabilmente, non comparirà tra i crocettabili, ma riceverà un po’ di ospitalità nella lista del partito di Berlusconi o in quella di Fédération, così come Stella Alpina è ormai solita fare con l’UdC.
Fatta la coalizione, resta il sindaco
Non salta ancora fuori il nome del sindaco, che sarà deciso d’intesa tra le varie segreterie nei prossimi giorni. Fédération non ha mai fatto mistero sul desiderio di voler affidare la candidatura ad una «persona della società civile che incarni i valori di tutta la coalizione», detta anche Bruno Milanesio. Ieri mattina però La Torre ha spiegato che «sono dieci i nomi in ballo, sarebbe bello se fosse una donna». Stella Alpina vorrebbe il vice.
L’ex primo cittadino Guido Grimod avrebbe sottolineato davanti al Conseil (il condizionale è d’obbligo, perché la riunione si è tenuta a porte chiuse, costringendo i vari giornalisti a reinventarsi “James Bond de nosautres”) che per dieci anni Aosta è stata governata da un sindaco unionista: «Non vorrei che il Mouvement perdesse questa opportunità».
A sorpresa, immediatamente dopo la rottura in mattinata, anche il PD ha detto la sua: «Sono personalmente dispiaciuta – ha dichiarato all’ANSA Carmela Fontana, capogruppo in regione – perché la figura scelta come candidato a sindaco, l’assessore Bruno Giordano, per la sua storia e per la sua capacità, avrebbe avuto consenso unanime del Pd». Questo consenso è stato però successivamente smentito da alcuni compagni di partito.
Che ne sarà del PD?
«Quella di aprire al centro-destra é una gravissima scelta per un Comune che è stato liberato dall’oppressione nazifascista grazie ai Partigiani, dove il francese nelle scuole è tornato solo con la Repubblica e l’Autonomia. Noi non vogliamo che Aosta diventi una Provincia del Piemonte. Siamo sorpresi della decisione delle forze autonomiste»: il segretario Raimondo Donzel va a pescare nella dimensione storico-idealistica, cercando di colpire l’Union Valdôtaine “aux racines“.
La linea di attesa del Partito Democratico subisce, almeno per ora, una sconfitta, anche se la posizione dell’ex sindacalista CGIL non sembra in discussione. Allo stato attuale non sono chiare quali saranno le scelte di corso Battaglione. Molto probabilmente si andrà a cercare l’accordo con l’Italia dei Valori, appena defilatasi dall’area dell’Alleanza Autonomista Progressista, con la quale il partito di Di Pietro collaborava ormai da quasi cinque anni.
L’intesa con ALPE, che domenica prossima 11 aprile andrà alle primarie di coalizione per il candidato sindaco, sembra essere definitivamente esclusa da Donzel: «L’ALPE ha rifiutato le nostre proposte imponendoci le primarie. Per una coalizione di centro-sinistra bisogna partire dal PD, che è il primo partito in città, e non dall’ALPE. Noi non ci facciamo dettare l’agenda politica da altri né prendiamo programmi altrui».