Essere di destra in Valle d’Aosta, per la prima volta nella storia, ha il suo appeal: l’Union Valdôtaine sembra cercare l’alleanza e il Popolo della libertà non si sottrae. Sarà la voglia di nuovi orizzonti politici, sarà una questione di puro opportunismo o forse il faccione sorridente di Silvio Berlusconi, col tempo, è entrato nel cuore dei montagnard de la Vallée, in ogni caso, oggi come oggi, tutto sembra possibile.
Andrea Paron coordina la Giovane Italia della Valle d’Aosta, che per chi non lo sapesse è l’organizzazione giovanile del PdL. Proviene da Azione Giovani, l’organizzazione giovanile di Alleanza Nazionale e si definisce un “finiano”: «Tu scrivi così, che non ti sbagli».
Questa premessa è necessaria, al di là delle opinioni e della storia del singolo, per comprendere un mondo, quello della destra, spesso nell’ombra per via dell’innegabile opulenza mediatica di Berlusconi. Un mondo che ha le sue tensioni, i suoi dibattiti, persino i suoi regolamenti di conti, che solo di tanto in tanto arrivano alla ribalta, ma che fino ad ora è riuscito ad operare una sintesi, proprio sotto il comando dell’imprenditore di Arcore, governando saldamente e unitariamente il paese.
La proiezione valdostana
E’ proprio in nome della “governabilità”, concetto di derivazione craxiana, ma sposato anche da una certa destra che da Craxi e dai suoi discepoli, per tanti motivi, si sente distante, che si è avviata un’operazione di “smussamento delle idee”: «Come in Italia la destra si è affrancata, rientrando nell’arco democratico, ed è andata a governare il Paese – spiega Paron – così anche in Valle d’Aosta è nata l’idea di superare il concetto per cui saremmo “nemici” dell’Autonomia. In realtà la destra può avere pieno titolo anche in Valle d’Aosta di governare, e questo confrontandosi, per forza di cose, con l’UV».
“Opposizione costruttiva” quindi, per cominciare. Lo scopo ultimo è quello di arrivare in maggioranza anche in Regione. Lo step intermedio passa per Aosta. La “dote” del PdL ammonterebbe a 250 milioni di euro, che la Regione Valle d’Aosta otterrebbe se da Roma si operasse in favore di uno sblocco sul patto di stabilità delle Regioni, chiesto da più parti, ma ottenibile, così pare, solo da amministrazioni “amiche”. Volendo essere critici, emerge chiara una certa strumentalizzazione della politica, a discapito di quello che dovrebbe essere, al di là degli schieramenti, il “giusto” e lo “sbagliato”, ma tant’è. La visione politica del PdL, compresa la parte di AN che dal resto dello schieramento esprime una differenza sostanziale su alcune posizioni, appare fredda e pragmatica.
«Se dovessimo allearci con l’Union Valdôtaine alle prossime comunali aostane dovremmo entrare in consiglio con quattro, cinque consiglieri» se si vuole dare per scontata la riaffermazione della giunta uscente, senza il PD. Nell’ipotesi che lo schieramento autonomista di maggioranza scelga di andare da solo al primo turno per poi cercare alleanze solo, ed eventualmente, nel secondo, la richiesta del partito di Paron è chiara: «L’appoggio al ballottaggio non lo daremmo o lo daremmo a caro prezzo, noi vogliamo andare al governo», che detta in parole povere, vuol dire assessorati.
Come avvenne, in Vallé e non solo, la fusione fredda FI – AN
«La fusione all’inizio è stata un po’ problematica, adesso comincia a funzionare. E’ stata problematica perchè quando nasce un nuovo partito da due esistenti è chiaro che bisogna garantire tutti. In Valle d’Aosta no, è stato tranquillo, anche perchè non ci sono in ballo grosse posizioni di governo».
Se all’interno del partito le cose stanno andando più o meno bene, le “ferite” più grosse vengono da chi nel PdL non è voluto confluire. Molti di coloro che compongono CasaPound Aosta, per esempio, militavano in Azione Giovani. «E’ sicuramente un peccato – dice Paron – gli avevo proposto di fare una fondazione che avesse la sua autonomia e che collaborasse magari dall’esterno con il PdL. Inizialmente è stato così, ma poi questi giovani sono stati contattati da CasaPound e hanno deciso di aderire». Le posizioni si sono fatte quindi incolmabilmente distanti: «Storia monumentale – così Paron definisce gli ideali dell’associazione, prendendo a prestito da Nietzsche – non so a cosa possa portarli questo percorso, che non condivido».
Una grande perdita (sempre nella zona di AN), di tutt’altro calibro e latitudine, è stata quella di Adriana Poli Bortone, ex sindaco di Lecce ora candidata alla regione Puglia con l’Udc: «Questo è stato fonte di grande rammarico, credo che sarebbe potuta diventare la Thatcher italiana».
Altro caso di dissenso, soprattutto per quel che riguarda l’alleanza con l’Union, viene, all’interno, da Giancarlo Borluzzi: «Borluzzi viene da Alternativa Sociale, il partito della Mussolini che uscì da AN, le sue posizioni sono diverse, ma è chiaro che se ci sarà un accordo con i partiti autonomisti non sarà presente, credo per sua stessa volontà, nella lista per le comunali».
Affinità – divergenze tra PdL e UV
«L’Union Valdotaine è diventato un partito piuttosto grande, evidentemente come tutti i partiti grandi può riconoscersi in due-tre punti fondamentali, difesa dell’autonomia, difesa delle tradizioni, ma queste sono posizioni che possono assumere tutti, anche noi del PdL: l’importante comunque è trovarsi sui programmi».
Paron spiega che i 250 milioni del patto di stabilità andrebbero a finanziare l’ampiamento dell’ospedale Parini e la nascita del nuovo polo universitario, fortemente caldeggiati dalla maggioranza autonomista. Per contro però, assume posizioni critiche sul Casinò «che va rivoltato come un calzino» e afferma che la sostituzione degli sgravi sui buoni benzina con quelli del riscaldamento andava mirata meglio perché «ci sono le risorse per fare di più e per dare ad ognuno la giusta parte».
Ad Augusto Rollandin riconosce una grande capacità di guida e di raccolta di consenso, un giudizio piuttosto simile a quello espresso su Silvio Berlusconi. In puro stile finiano, si potrebbe malignamente azzardare.
Sulla zona franca, argomento sul quale Alberto Zucchi qualche tempo fa aveva espresso alcune posizioni in Conseil Vallée, il coordinatore afferma che «ormai è un treno che abbiamo perso, ma non sono da escludere alcuni possibili sgravi fiscali». Un punto di attrito, restando in tema, tra il PdL e l’attuale maggioranza, potrebbe essere il federalismo fiscale: una parte dei nove decimi dovrebbe essere destinata ad un fondo di solidarietà per le Regioni meno ricche. Se da una parte il PdL, per la sua dimensione nazionale, vede la cosa come legittima, dall’altra Rollandin si è detto disponibile ad aspettare di vedere i parametri prima di esprimersi.
Dopo le regionali di aprile
Sarebbe ipocrita non dire che su tutti questi progetti locali penda – quanto concretamentente non si può dire – la spada di Damocle del duello nella scena nazionale tra Fini e Berlusconi, congelatosi per questo momento di campagna elettorale, ma che potrebbe riesplodere immediatamente dopo, con conseguenze impossibili da valutare.
Nel modo di intendere la politica, su molte questioni, si è già aperto un solco tra gli schieramenti che formano il PdL, per non parlare della Lega. Bisognerà vedere se prevarrà la volontà di governare, seguendo le priorità di un premier come Berlusconi, che ha un sacco di questioni personali da risolvere e tollerando il populismo della Lega Nord, o se partirà una “grande scalata” a destra.
Palermo, Ciancimino: «Forza Italia frutto trattative Stato-mafia»
Una domanda: “Quale sarà questa volta il frutto delle trattative tra Regione e Forza Italia?” Ho una strana sensazione, ma mi auguro che le forze democratiche di centrosinistra del PD e non di quella cosa arruffona e fallimentare dell’ALPE, sappiano controbattere colpo su colpo, e impedire questa tragedia imminente.
Spero anche che le forze meno retrive dell’UV ci appoggino prima di essere inglobate da questo Sultanato di destra.
Attendo con fiducia un commentatore che le risponderà “mi auguro che le forze democratiche di centrosinistra dell’ALPE e non di quella cosa arruffona e fallimentare del PD, sappiano controbattere”.
La contrapposizione totale (senza nemmeno una sola idea in campo) porterà la Valle lontano.
Mi associo a Mano nel chiedere di evitare i soliti mantra da militante. Non credo che sia questo lo spazio appropriato, nè il modo, per spostare consensi.
Anche voi come altri blogger siete molto sensibili e con i nervi scoperti. State prestando troppa attenzione al sottoscritto, oserei dire quasi morbosa. Non vi sfugge nulla e mi rispondete con determinazione e puntualità. A volte sono perplesso, anche perchè non vedo altrettanta determinazione nel valutare e criticare più duramente sproloqui persino offensivi nei miei confronti.
Ho le spalle fatte a coppo – come si diceva una volta – per indicare che sono diventate curve, sì per l’età, ma anche perchè sono diventate resistenti nel sopportare queste evidenti difformità di giudizi.
Auguri obiettivi…
Sei un blogger anche tu e credo che tu abbia le spalle abbastanza a coppo e il cervello abbastanza acuto per assorbire e capire quello che volevamo dirti.
Proprio perchè disponi di uno spazio tuo, oltre che ad uno strumento (oggi purtroppo sottovalutatissimo) come un partito, puoi benissimo capire quali siano le misure, il registro, lo stile e i modi che convengono all’interno di altri spazi.
Non prendere per morbosità e difformità di giudizio quella che sarebbe semplicemente (ammesso che davvero così sia) una più che leggittima e giustificata maggiore aspettativa nei tuoi confronti.
Offese: dove? appena il tuo interlocutore in una altro post ha alzato i toni, gli è stato gentilmente chiesto di abbassarli. E ricordati che siamo blogger, non carabinieri.
Ultima cosa: tu sei libero di commentare i post, noi siamo liberi di commentare i commenti. E’ semplicemente quello che è successo poco sopra, opinioni, tutto qua.