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Quando i “buoni” perdono

di in politica il 22 dicembre 2009 alle 07:49
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Sono molti i valdostani che ancora considerano impossibile rinunciare ai buoni benzina. Una sorta di amore ossessivo, come i texani per le pistole e i giapponesi per la caccia alle balene: dal 1° gennaio 2010, se ne dovrà fare a meno. E’ di giovedì scorso, 17 dicembre, l’abrogazione della legge del 1949 sul contingentamento dei beni in esenzione fiscale, con la quale Consiglio Valle ha ufficialmente sancito la fine dei “buoni”.

Se la pretesa di avere questo genere di privilegio fiscale sia giusta o meno, resta in parte giustificabile per via della composizione geografica della nostra regione: in montagna spostarsi è sicuramente più esoso. La sostituzione della zona franca, prevista dallo Statuto di Autonomia e mai attuata, ha talvolta causato sentimenti di antagonismo nei confronti di Roma e Bruxelles: in ogni caso, l’Unione Europea non accetta che ci siano zone come la Valle d’Aosta, con tali vantaggi fiscali. L’UE cerca di realizzare un mercato unico, nella necessità di giusta competizione tra le diverse regioni economiche che la compongono.

Rimane il fatto, sostenuto anche da numerosi concessionari di auto, che i cittadini valdostani si siano lasciati prendere dal panico nell’apprendere la notizia della chiusura del rubinetto di “mamma Regione”: «ultimamente i clienti, molti dei quali non fanno che 10 – 15 mila chilometri all’anno con l’auto, sono ossessionati dai consumi della benzina e arrivano da noi chiedendo ogni tipo di soluzione per poter risparmiare: dal diesel, al gpl, al metano. La maggior parte delle volte questo bisogno è ingiustificato e non porta a nessun risparmio reale».

«Te lo dico io come fare»
Il dibattito politico in consiglio regionale ha avuto modo di offrire all’opinione pubblica molte posizioni, molte sfumature: dalle più progressiste a quelle più liberiste, da quelle più moderate a quelle più… strane.

La maggioranza prende atto delle decisioni di Bruxelles e vota sì
Leonardo La Torre (Fédération Autonomiste) si augura che «le accise per i carburanti, che dal 1° gennaio 2010 dovranno essere pagate dai valdostani e che rientreranno attraverso i 9/10 del riparto fiscale, siano sottratte al vincolo del patto di stabilità permettendone la totale spendibilità a favore dei valdostani stessi, del territorio e della loro autonomia».

Luciano Caveri (UV) fa autocritica: «bisogna migliorare la nostra capacità di fare politica e di dialogare con lo Stato e con l’Unione Europea».

Occasioni mancate: VdA Vive/Renouveau vota no
Roberto Louvin (capogruppo di Vallée d’Aoste Vive/Renouveau Valdôtain) è critico. Sottolinea inizialmente come il governo regionale non si sia mosso subito «nel seguire una procedura concordata con lo stato italiano», ma di aver subito l’iniziativa senza far presente il diritto alla zona franca sancito nello Statuto Speciale. Successivamente, stima la perdita di quel decimo del riparto fiscale, che non rientrerebbe nelle casse regionali, di «oltre 3 milioni di euro».

«Si è coltivata l’illusione di un possibile mantenimento dei benefici in atto – continua Louvin – senza aprire un dibattito politico di ampia portata sulle misure alternative all’esenzione fiscale a cui oggi, di fatto, la Regione rinuncia». Concludendo sull’ambiente, Louvin sottolinea che «i possibili minori consumi di idrocarburi non sono stati accompagnati da una politica di incentivo a forme di trasporto meno inquinante».

Il PdL si astiene, sognando zone franche
Alberto Zucchi (PdL), pur ammettendo che «l’attuazione di una zona franca porterebbe ad una defiscalizzazione, mentre sappiamo che il nostro bilancio dipende ampiamente dalle imposte che tornano alla Regione e quindi ridurrebbe il nostro forziere», preme l’accelleratore sull’operazione zona franca che in 60 anni, proprio per i motivi esposti da Zucchi stesso, pochi hanno ritenuto conveniente realizzare.

La posizione del PdL sarebbe da analizzare a fondo, dato che la società valdostana nella storia del dopoguerra si è sviluppata completamente nel senso opposto alla zona franca, tanto da essere stata definita in molte occasioni “l’ultima patria del socialismo reale”. Passare da un sistema economico quasi completamente dipendente dalle casse della Regione ad una zona franca, sarebbe una svolta simile, con le dovute proporzioni, a quella russa di Boris Eltsin. E forse in Valle d’Aosta servirebbe di più la Perestrojka.

Responsabilité oblige: il PD vota con la maggioranza
Raimondo Donzel (PD) parla di un «grave danno per i nostri concittadini» e aggiunge che «l’Autonomia non è solo etichetta, ma anche sostanza, e dire che abolire i buoni benzina è sbarazzarsi di un privilegio, ci sembra riduttivo». Il segretario democratico si sofferma poi sulla necessità di «alcune defiscalizzazioni comuni a tutti i territori montani, al di là dei confini valdostani» tema che era uno dei cavalli di battaglia della campagna per le elezioni europee di Roberto Louvin. Il salto mortale arriverà nella dichiarazione di voto, che sarà a favore della maggioranza: «Non ci sottrarremo al voto di questo provvedimento perché esistono delle leggi che vanno rispettate, ma sicuramente non lesiniamo le nostre critiche».

Scusate il “panino”
Chiude il presidente Augusto Rollandin con l’impegno di «portare avanti tutte le iniziative per sfruttare le potenzialità residue del concetto di zona franca, al fine di intervenire seriamente nell’ambito della defiscalizzazione delle imprese e di dare un supporto serio alle attività produttive che intendono investire in un territorio difficile qual è quello di montagna». Una zona franca quindi, che anche per il presidente non è più realizzabile completamente, «in quanto c’è sì un dettato statutario, ma c’è anche l’UE con disposizioni molto precise e dettagliate».

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  1. “Se la pretesa di avere questo genere di privilegio fiscale sia giusta o meno, resta in parte giustificabile per via della composizione geografica della nostra regione: in montagna spostarsi è sicuramente più esoso.”

    E

    «ultimamente i clienti, molti dei quali non fanno che 10 – 15 mila chilometri all’anno con l’auto, sono ossessionati dai consumi della benzina e arrivano da noi chiedendo ogni tipo di soluzione per poter risparmiare: dal diesel, al gpl, al metano. La maggior parte delle volte questo bisogno è ingiustificato e non porta a nessun risparmio reale».

    Si complementano da sole le due frasi, non trovi/trovate?
    Apparentemente gli abitanti della Valle non hanno questa gran necessità di carburante per vincere i dislivelli.

    Dal mio punto di vista quello dei valdostani è solo il frignare capriccioso di chi si vede togliere un privilegio, non il giusto lamento di coloro a cui è sottratto un diritto.

    Chissà se «le accise per i carburanti, che dal 1° gennaio 2010 dovranno essere pagate dai valdostani e che rientreranno attraverso i 9/10 del riparto fiscale, siano sottratte al vincolo del patto di stabilità permettendone la totale spendibilità a favore dei valdostani stessi, del territorio e della loro Autonomia» saranno spese in opere di fine engineering come la infame rotondina oppure l’utile aeroporto in regione Amérique.

  2. certo che se il concessionario era di aosta, quello che dici non ha senso, visto che ad aosta i mezzi pubblici ci sono. è nel resto della valle il problema: chi abita nelle valli laterali e lavora in valle o addirittura fuori valle..i mezzi pubblici NON CI SONO guardiamo in faccia alla realtà; nella nostra regione gli unici servizi che funzionano sono i pullman delle scuole.