Lo chiamano Galletto, ma somiglia sempre più ad un tacchino. Il tacchino del giorno del Ringraziamento, simbolo dell’opulenza statunitense, viene riempito una volta l’anno di qualunque prelibatezza ogni Stato dell’unione possegga: castagne, mais, ostriche, riso.
In Valle d’Aosta, il tacchino dell’Alleanza Autonomista Progressista viene ucciso e cucinato nel calderone delle elezioni, ripieno di tutte le proposte che partiti e movimenti forniscono, per poi finire nel dimenticatoio e rinascere, con nuove prelibatezze a gonfiargli la poitrine, dopo circa dodici mesi.
Avanti e indietro, avanti e indietro, avanti
Gli avvicinamenti sono stati tanti, e fino ad ora sempre uno in più rispetto agli allontamenti. Dopo il colpaccio di Carlo Perrin e Roberto Nicco nel 2006, quando spazzarono via la corazzata autonomista – quella che culinariamente può essere accostata alla Fontina: si fa così da sempre, da 60 anni anche grazie a fieno romano – il Galletto ha perso prima un senatore, con Carlo Perrin fermato da Antonio Fosson, poi l’unità alle regionali, dove i diversi ripieni hanno corso da soli, facendo fuori l’Arcobaleno, quello più piccante; poi il PD ha corso per conto proprio alle Europee, indeciso se il suo sapore sia meglio accostabile a carni o formaggi.
Cronistoria 2009 di galletti e ripieni
Rinato ancora una volta a marzo, a giugno era cotto a puntino per sbarcare a Bruxelles. A luglio, era stantio. A dicembre è risorto, con una nuova ricetta, che vede come ingredienti principali Vallée d’Aoste Vive, Renouveau Valdôtain, associazione Loris Fortuna e Verdi, e come contorno della ricca portata Rifondazione Comunista e Italia dei Valori, che a giugno erano parse indigeste. Nel frattempo gli chef attorno ai fornelli sono rimasti gli stessi, ma con i distinguo del caso hanno scelto di fare scelte più o meno saporite. E lo chef Donzel ha tirato fuori dal ripieno, forse irrimediabilmente, il PD.
Di nuovo uniti nella necessità: quando la ricetta definitiva?
Ora, dopo qualche mese di manovre interne, di costituenti e di fumate nere, ci si accorge che il Thanksgiving si avvicina a grandi passi, e il 23 maggio elettorale è vicino. Quindi, “serriamo le righe e rimettiamoci a cucinare assieme”. Ciò che ancora il Galletto-tacchino non ha compreso è che l’Alleanza Autonimista Progressista, se vuole diventare alternativa di governo, deve assumere una forma stabile e muoversi unita nella società, con una voce sola e uno chef che faccia lavorare assieme tutti, dai commis ai lavapiatti. Magari uno chef democratico e bonario, o piuttosto una squadra di esperti eno-gastronomi, ma qualcuno che sappia fare da guida per proporre qualcosa che vada al di là del semplice cartello elettorale. Altrimenti la Fontina UV, marchiata con il Cervino da quasi 65 anni, continuerà ad essere la preferita nella scorpacciata elettorale dei gourmet valdostani.
E il tacchino non riuscirà a cantare come un Galletto.
Alessandro Pascale e Matteo Castello dietro domanda sulle comunali aostane di VdA Today dichiarano: Per quel che riguarda le alleanze le prospettive sembrano confuse: «Cerchiamo di formare il fronte più ampio possibile per battere l’Union, da noi e l’IdV fino al PD e a Renouveau».
Questo è un ripieno un pò stantio che già conosciamo e che abbiamo assaggiato nel galletto. Ultimamente ci è stato riproposto per rimpolpare un tacchino. A quando un una farcitura più semplice, più genuina, più fresca e meno sapida dal lato ingredienti? Ma un bell’arrosto, magari senza ripieno che non fa altro che confondere i sapori e declassare i gusti della portata principale, non sarebbe meglio per tutta la sinistra riformista?