Intervistare gli amici di Beppe Grillo non è cosa facile: si arriva, ci si presenta, si comincia a fare domande, aspettandosi di trovare il classico portavoce di partito che proclami frasi magari un po’ fatte e facilmente virgolettabili.
Questo non accade, il virgolettato salta dopo mezzo minuto, nessuno dei presenti ha intenzione di parlare “a nome di tutti”. Ogni questione posta viene rimandata al vaglio di un voto, alla democrazia diretta: quello che avviene in rete, sui forum del meetup. Quello valdostano è composto da 150 persone.
Quindi alla domanda «cercherete alleanze per la lista che presenterete alle comunali di Aosta?» la risposta è «crediamo di no, ma dobbiamo ancora votare». I grillini dovranno raccogliere tra le 100 e le 200 firme di residenti, nei 180 giorni precedenti le elezioni.
Anche il gioco di ipotizzare possibili convergenze diventa pura cartomanzia, perché a loro del sistema di idee classico che governa saldamente la logica dei partiti – pesanti o leggeri che siano – importa poco. Concetti ritenuti cardinali come “intese”, “alternanza”, “contrappesi”, “case comuni”, eccetera, non fanno parte del linguaggio degli amici di Grillo.
Il grillismo sembra muoversi su categorie diverse dalla realtà presente (o forse per questo “passata”). Lo scopo sarebbe quello di mettere al centro le idee, le cose da fare, rifiutando a priori ogni posizione ideologica, rifiutando anche il partito come mezzo per far politica, sostituendolo con una rete orizzontale.
Domande deliberatamente provocatorie, come «allora potreste scegliere anche di allearvi con l’Union Valdôtaine o con il Pdl?» rimbalzano sistematicamente su un gommoso muro di «a noi interessa cosa si vuole fare per i cittadini; è fondamentale però che le liste siano fatte da persone pulite». Al limite, Roberto Cognetta, l’organizzatore della lista, si sbilancia su «terremmo comunque conto anche del passato di ogni singola forza politica che dovesse bussare alla nostra porta».
Ora, da alcune di queste premesse, chi volesse farlo, avrebbe gioco facile a tacciare questi propositi di qualunquismo – come fa la maggioranza dei media – e probabilmente è questo che rischia sistematicamente di fregare gli amici di Grillo (la parola “sistema” non è messa a caso). D’altra parte però sarebbe anche semplice fare il contrario, esaltandoli come soluzione di tutti i mali.
Come uscirne? La questione è complessa, intricata, e ha a che fare con così tanti fattori e gradi di realtà che verrebbe da rispondere «Non ne ho idea». Poi forse sta proprio lì, il fatto. Le difficoltà ad inquadrare questo movimento fanno perdere tempo in definizioni, a discapito per l’appunto delle cose che questo si proporrebbe di fare, che sono 12 punti semplici semplici di un programma «da adattare alla realtà aostana» che si trovano nella carta di Firenze.
Il lavoro di un eventuale consigliere della Lista Grillo ruoterebbe intorno a queste sfere, e sarebbe seguita e supportata da tecnici esperti in ogni materia (grazie a internet): su questo punto i 4-5 intervistati esprimono delle critiche all’opposizione in Comune ad Aosta di Vallée d’Aoste Vive, Verdi e PRC, che giudicano abbastanza positivamente, ma spesso mancante di competenza.
Restano molte le domande aperte su questo movimento. Bastano questi dodici punti per amministrare bene? Forse sì. E’ abbastanza efficiente il modello di democrazia diretta in rete da poter rispondere in tempi brevi all’insorgere di questioni che vanno al di là dei dodici punti? Forse. Il modello del grillismo è ampliabile al di là dell’imperativo dell’agire localmente? Il rifiuto di ogni ideologia permette di avere la forza evocativa necessaria per instillare nell’elettorato una visione del futuro, ammesso che ce ne sia bisogno?
A ben vedere, l’unico modo per dare alcune risposte sarà testare questa potenziale nuova classe dirigente sul campo, sempre se le urne saranno loro favorevoli.